Vi avevo detto che avrei iniziato una serie di articoli per rispondere a tutte le vostre domande e dopo quelle su come scegliere la startup dove lavorare, a ruota, ci sono quelle sul percorso di carriera da Growth hacker.
Avevo già scritto qualcosa sul tema in particolare su come diventare un growth hacker e trovare lavoro a Londra ma visto che le vostre domande non diminuiscono anzi, mi chiedete sempre di più dove poter studiare il growth hacking e molto altro, ho pensato di allargare un po’ il focus alla disciplina che è arrivata a Londra già nel 2014 e in Italia nel 2016 con il mio intervento al Web Marketing Festival di Rimini.
Cos’è cambiato da allora? In questi tre anni sono aumentati esponenzialmente i consulenti e gli head of growth, la domanda delle aziende per assumere un growth hacker, i corsi e i master per studiare il growth hacking.
Tutte cose che anni fa avevo già visto a Londra dove la moda del “growth hacker” è arrivata ed è anche già passata. Se cercate su LinkedIn non troverete più growth hacker ma product manager, product marketing manager, digital analyst, e altre figure molto specializzate e importanti per i team di growth hacking. Si tratta di un’evidenza implicita del fatto che siamo andati oltre la moda e le definizioni, e spero che con tutto il lavoro di divulgazione che si sta facendo arriveremo a questa situazione anche in Italia.
E sono positiva, visto che finalmente anche i guru del growth hacking hanno smesso di definire e consigliare le persone di studiare il growth hacking e finalmente parlano anche loro di applicazione e di lato pratico del growth hacking (che poi, diciamocelo, è l’unico lato che importa davvero).
Come diventare un growth hacker?
Partiamo dal ribadire che la figura del growth hacker è complessa. Come ormai tutti saprete se avrete letto il mio libro Startup Marketing si tratta di una figura che combina tre element principali: marketing, analisi dati e prodotto.
In uno dei primi post dove annunciavo questa nuova figura in arrivo da Londra, dicevo inoltre che era focalizzata su un approccio basato “sul fare” e un’attitudine rivolta alla crescita del progetto.
La crescita è essenziale per chi si occupa di growth hacking, e al di là delle competenze è necessario avere un approccio personale che vi spinge a uscire dalla vostra zona di comfort.
Dovete essere curiosi, non accontentarvi mai ed essere appassionati del vostro lavoro in un mondo che cambia in continuazione. Il primo giorno giorno dovrete studiare il growth hacking e già, il giorno dopo, essere capaci di applicare quello che avete imparato al progetto o alla startup dove state lavorando.
Altro elemento cardine è l’incertezza con la quale dovrete imparare a convivere: non sarete mai sicuri che quello che state facendo porti al successo. Quindi, dovete essere pronti a fallire, che significa anche non smettere mai di imparare e cambiare, come preferisco dire in questi casi. E davvero, imparerete un pezzettino in più da ogni progetto che farete e anche quando di progetti ne avrete visti tanti, imparerete ancora, a me succede di continuo. L’esperienza conta, vi permette di capire fin da subito come agire e quali azioni possono essere quelle più corrette per raggiungere un obiettivo. Tuttavia credo che l’approccio personale (il mindset) siano elementi essenziali per fare questo mestiere, perché anche se lavorerete in un’azienda dovrete avere la forza e il coraggio di dire la vostra e di stimolare il cambiameno dei processi aziendali facendo le domande corrette.
Dovrete infine avere un approccio analitico e infondere una cultura basata sui dati e sulle metriche per essere davvero sicuri di non perdervi in situazioni poco oggettive e altrettanto poco proficue per voi e per l’azienda in ottica lungo termine.
Siete curiosi, pronti a mettere in conto il fallimento e a cogliere la sfida non dei like ma delle metriche aziendali?
Dove studiare il growth hacking? Le hard skills
Non ho studiato le strategie di growth hacking con un insegnate quindi, molto probabilmente, sono la persona meno indicata per consigliarvi un corso di formazione completo sul tema. A dire la verità non credo nemmeno ne esista uno. Per la complessità della materia, infatti, non vi indirizzerei verso un periodo lungo e inclusivo di tutto ma vi consiglierei di incrociare diversi percorsi formativi. E lo farei per due motivi.
Il primo è che un master in growth hacking sicuramente è difficile che possa incrociare sia le necessità di analisi dati che marketing e di prodotto. Sono tutte materie di ampio raggio, quindi il rischio è che anche quando ciò succeda, vediate tutto in modo superficiale. Ho visto moltissimi corsi e nella maggior parte dei casi sono organizzati a livello granulare sul marketing ma non possono includere anche analisi dati e concetti di product management.
Il secondo è legato alla necessità di formazione continua, per cui oggi chi fa marketing digitale e growth hacking dovrebbe riuscire a incrociare teoria appresa dai libri, corsi specifici legati a marketing, applicazione su casi concreti e specializzazioni verticali su dati e prodotto. Non si smette mai di imparare, ecco perché dedicare 6-12 mesi della propria vita a un master potrebbe essere poco utile. Forse sarebbe più facile comporre il curriculum in modo snello, scegliendo in modo autonomo corsi con esperienze applicative su progetti o aziende.
Uno degli unici motivi per cui consiglierei un master potrebbe essere se siete un ingegnere o qualcuno che esce da un percorso formativo completamente diverso dal marketing e avete il desiderio di ricollocarsi. Ma se avete una laurea umanistica, davvero, buttatevi: il percorso di apprendimento sarà un po’ più difficile ma non impossibile.
Le verticali per diventare un growth hacker
1) L’analisi dati, l’elemento più innovativo per diventare growth hacker.
I dati permettono di analizzare e comprendere le preferenze e le necessità dei vostri utenti. Solo se sarete in grado di analizzare i dati riuscirete a capire come interpretare il mercato e ottenere informazioni sull’esperienza digitale che state sviluppando. Ecco quindi che quando parliamo di dati, excel è la base fondamentale, comprese tutte le funzioni avanzate e le tabelle pivot.
Ma non fate l’errore di pensare di poter fermarvi qui: questi elementi sono solo la base per chi vuole studiare il growth hacking. Vi consiglio infatti di andare oltre e di anticipare le richieste dei vostri potenziali datori di lavoro: ci sono alcuni programmi molto più avanzati che vi permettono di analizzare set di dati molto più ampi. Per esempio potreste imparare a programmare in SQL e usare Tableau per creare dei bellissimi grafici di data visualization. Vi basterà farsi un giro su Coursera per trovare il corso che fa al caso vostro oppure se pensate serva una base più specifica vi consiglio Springboard, corso molto bello ma intenso e in inglese!
C’è un altro errore che potreste rischiare di commettere: pensare che questi siano compiti esclusivamente a carico di sviluppatori e/o data scientist. Le aziende non hanno competenze interne così specializzate, quindi quanto più riuscirete a fornirlo come servizio o skill aggiuntiva, quanto più potrete diventare un growth hacker che si differenzia dalla concorrenza.
E se anche ci fosse un team interno non importa perché sarete sicuri di riuscire a parlare lo stesso linguaggio.
Non è scontato, soprattutto se lavorate in un team cross-funzionale fatto di tante esperienze e approcci diversi.
(Anche se siete donne, non pensate non siano materie per voi, la serie #datagirls vi stupirà!)
2) Conoscere il marketing digitale e tante delle sue specializzazioni
Quando pensate di studiare il growth hacking dovrete per prima cosa avere competenze di marketing poiché i due elementi sono strettamente collegati. Non ci sono tool, automazioni o meccanismi in grado di sostituire le competenze delle persone perché le strategie di growth hacking si basano sulle conoscenze di canali e di contenuti di marketing.
Non vi basterà sapere come funzionano questi canali, sarà molto importante averli testati, usati e aver creato campagne di diverso tipo. Stiamo andando verso un’esperienza omnichannel quindi non penso basterà essere verticali su un canale e avere una conoscenza mediocre di tutti gli altri, com’era successo in passato.
Oltre ai canali (e vi inviterei a saperne più che potete su molti canali di marketing), dovrete inoltre sapere cosa significa conoscere il mercato, sapere come segmentarlo e imparare a conoscere e interfacciarvi con il vostro utente/cliente tipo: anche questi sono elementi alla base per capire su quali canali focalizzarsi.
Infine il tono di voce, il copy e il microcopy sono tutti elementi essenziali per chi vuole occuparsi e studiare il growth hacking perché tutti i test A/B e le sperimentazioni partono proprio da queste ottimizzazioni.
3) Le basi di product management
L’ultimo elemento importantissimo per diventare un growth hacker riguarda il prodotto: che si tratti di un’app, una piattaforma o un prodotto fisico dovrete capire come funziona e capire il comportamento degli utenti, incluse preferenze e debolezze.
Lavorare sul prodotto è l’elemento più importante per capire come diventare un growth hacker e qui purtroppo non ci sono grandi corsi che vi insegneranno a sperimentare sul prodotto e a relazionarvi con sviluppatori e designer.
Potrete leggere alcuni libri sul product management come Lean Startup, fare qualche corso di Scrum per capire come gestire un prodotto, non serve sappiate per forza programmare codice perché non sarete un product manager tecnico ma dovrete essere in grado di lavorare in team cross-functional per portare il vostro contributo allo sviluppo di un prodotto dal punto di vista di marketing, ecco perché il growth hacker oggi si chiama anche product marketing manager.
Come ho scritto più volte in Startup Marketing, il prodotto è l’elemento più importante per sbloccare la crescita e assieme al marketing sono le due facce della medaglia per implementare un progetto di successo. Non ci sono corsi che vi spiegheranno come gestire un prodotto. Per capire come diventare un growth hacker dovrete sperimentare in modo proattivo creando nuove funzionalità o dashboard, integrando i canali di marketing e le preferenze degli utenti. Credo sia questa la vera cosa difficile per diventare un growth hacker: essere proattiv e capaci di e sviluppare progetti di sperimentazione sporcandovi le mani e mettendovi in gioco per primi con creatività e curiosità.
Quanto contano le soft skills per diventare un growth hacker?
Il growth hacker è una figura molto specializzata che lavora in team: studiare il growth hacking va benissimo ma come avrete capito, sviluppare le hard skills non è sufficiente se volete diventare un growth hacker.
Come nella maggior parte dei ruoli in azienda le soft skills sono allo stesso livello delle hard skills, perché quando si ha a che fare con team e altri professionisti o dovendo interfacciarsi con il pubblico le competenze orizzontali come la precisione, l’educazione e la capacità di risolvere problemi e gestire conflitti sono essenziali quasi quanto la capacità di analizzare i dati che abbiamo analizzato qui sopra.
A volte, parlando con imprenditori alla ricerca di figure di questo tipo, vedo come per loro sia importante trovare figure con esperienza per “evitare di sbagliare”. E spesso mi trovo a discutere su cosa significhi davvero fallimento, perché se il team ha imparato comunque qualcosa su prodotto e mercato possiamo ancora considerarlo come un fallimento?
Chi decide di creare una startup dovrebbe essere d’accordo con me, mettendo al centro il rischio. D’altra parte è insito in qualsiasi attività imprenditoriale e in misura maggiore se il vostro progetto è appunto una startup.
Quindi, non potrete mai essere sicuri di non fallire o di non sbagliare. Tuttavia, potrete assumere qualcuno che vi aiuti a imparare da ogni sbaglio che farete e credetemi, è un bel cambio di paradigma.
Quindi, tornando alle soft skills, voi che state cercando di capire come diventare un growth hacker su cosa dovreste focalizzarvi?
Io riassumerei le soft skills per diventare un growth hacker nelle seguenti:
- Ottimismo e motivazione
- Capacità di trovare soluzioni e di risolvere problemi
- Creatività
- Capacità di adattarsi ai cambiamenti
- Saper comunicare con utenti, individuando preferenze e necessità
- Capacità di interfacciarsi con il team e persone con competenze ed esperienze diverse
- Supportare e motivare il team, sviluppando leadership su progetti e funzionalità
- Gestione del tempo e delle scadenze
- Essere in grado di compiere decisioni in velocità
- Orientamento al dettaglio senza perdere di vista la big picture
Chiuderei con un’ultima imprescindibile caratteristica, qualcosa che tutti noi dovremmo avere indipendentemente dalla mansione o dall’organizzazione in cui lavoriamo: l’umiltà.
Nel corso della mia carriera ne ho incontrate moltissime di persone, da Tim Berners-Lee a molti altri e vi posso giurare che quanto più umile e gentile è una persona quanto più ne sa.
Impariamo a essere umili e a non ragionare per definizioni, vedrete che invece di definirvi un “growth hacker” ma facendo capire come lavorare ad aziende e imprenditori su un progetto potrebbe fare la differenza contando più vantaggi che debolezze, anche se sulla carta non sembra.
👋 anche per questo articolo siamo arrivati alla fine
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4 Comments
Raffaele
Maggio 22, 2019 at 4:03 pmSalve, le vorrei porre due domande specifiche:
1) Per diventare Growth Hacker, bisogna sapere programmare? È una domanda che sorge spontanea fare in quanto se uno dei requisiti hard skill fondamentali è l’analisi dei dati, mi chiedo, quali sono i corsi e le competenze che un buon Growth Hacker deve avere per riuscire ad analizzarli come si deve?
2) Consiglia in particolare qualche Master in Business Innovation o specifico di settore per formarsi in maniera ottimale prima di intraprendere un percorso lavorativo? Credo che ad esempio il Master in Business Innovation del CUOA Business School possa essere una buona idea, no?
Grazie
Alessia Camera
Maggio 22, 2019 at 9:29 pmCiao Raffaele, grazie per le domande.
Ti rispondo seguendo lo stesso ordine:
1) No, per fare il growth hacker non serve saper programmare, anche perché oggi la tecnologia ci mette a disposizione tanti strumenti per creare landing page o siti senza saper programmare. È molto più importante saper usare excel soprattutto nelle sue funzioni più avanzate per fare analisi dati, magari abbinato ad altri programmi di data visualization come tableau. Poi, se proprio vuoi spingerti puoi sempre impararare SQL e Python, per alcuni ruoli growth più tecnici sono richiesti e secondo me non fanno male ma dipende dalla predisposizione personale e dai propri oiettivi di carriera.
Se hai l’abizione di entrare in grosse aziende, tipo Facebook, meglio che li impari come skills aggiuntive che ti potrebbero fare risaltare rispetto alla concorrenza altrimenti non credo siano essenziali al momento.
2) Per quanto riguarda i master, come ho già scritto nell’articolo, non credo che percorsi di questo tipo possano davvero aiutare a sviluppare tutte le competenze richieste dal ruolo. Proprio perché si richiede di passare dal marketing al prodotto, è difficle che un master possa trattare tutti questi argomento nel dettaglio, e quindi il rischio è di conoscere a livello superficiale tutto ma nessuno nel dettaglio e questo non va molto bene per lavorare in azienda, soprattutto se si è all’inizio. Se l’idea è quella di formarsi per entrare nel mondo del lavoro consiglio di specializzarsi in una verticale del digital marketing, per esempio paid social, PPC o simili in modo da iniziare a sporcarsi le mani perché è solo così, con la pratica che si inizia a capire cosa implica lavorare nel digitale. Poi, se vuoi fare il master non fa male, anzi, ma ancora una volta dipende dal tuo obiettivo di carriera.
In bocca al lupo!
marco
Agosto 20, 2020 at 7:47 amciao, non so se avrò mai risposta dato che è un post molto vecchio. Io ho 16 anni e non sono il tipico ragazzo che si limita a studiare a scuola, ho una grande ansia per il futuro e voglio diventare una persona che guadagni abbastanza dato che il sogno nel cassetto di mia madre è vivere a Londra e come sai richiede molto lavoro e soldi sopratutto. Ho iniziato a studiare linguaggio di markup quale HTML e ho intenzione di continuare con linguaccia come CSS e JavaScript anche se so che ora come in futuro ci sono e ci saranno siti per creare siti momentanei o comunque siti ben formati senza l’uso professionale delle conoscenze informatiche. Possiedo il B1 in inglese ma, anche se potrebbe sembrare strano, gioco al pc con gente londinese che mi aiuta ad aumentare le mie capacità linguistiche semplicemente giocando, e vorrei arrivare a diventare madrelingua entro i 18 anni, significherebbe molto per me. Per quanto riguarda il lavoro credo che per me vada bene, ho passato anni della mia vita ad essere il manager dei media per piccoli team su piccoli giochi, che anche se so che non significa nulla per quello che potrei affrontare in futuro ma per me è veramente tanto. Credo che il growth hacking sia una cosa difficile solo per chi non abbia realmente capito di cosa si tratta, ho passato anni a informarmi sull’acquisto di una moto, qui ho notato ogni minima caratteristica negativa di un’azienda, aziende senza instagram, email, numero di telefono e neanche un App da usare per contattarlo, queste per esempio credo siano le basi per espandere la propria azienda ed uscire dal piccolo paese in cui si abita, bisogna immergersi nelle richieste e punti di vista dell’utente e no quello che vediamo. In tutto questo mio discorso lento e noioso volevo chiederti cosa realmente potrei studiare, oltre ad excel, per iniziare ad ambientarmi (lavori che potrei fate alla mia età)
Alessia Camera
Agosto 24, 2020 at 11:11 amCiao Marco,
davanti a te hai grandi scelte da compiere, inclusa quella dell’università ed è giusto essere un po’ ansiosi, ma ti consiglio di non preoccuparti troppo: il mondo sta cambiando velocemente e spesso non sono richieste esperienze lunghe nei ruoli più nuovi. Inoltre, molti stanno diventando ibridi e quindi niente di vieta di passare da un ruolo a un altro, se sei in possesso delle giuste skills.
La strada dello sviluppatore è sicuramente un buon investimento, io non mi focalizzerei troppo su “una figura” in particolare perché tanto in 10 anni anche il growth hacker potrebbe appartenere al passato e potrebbero uscirne di nuove.
Ti consiglierei invece di lavorare sulle skills: benissimo che impari HTML e Java, sperimenta nuovi linguaggi, anche quelli più di nicchia o più nuovi, potrebbero aiutarti a capire cosa ti piace di più e perché. Spazia dalla programmazione all’analisi dati: excel non lo usa quasi più nessuno nelle aziende tech, passa a Python che è un ibrido tra programmazione e analisi dati, prova a capire se ti potrebbe piacere statistica e R. Creatività e curiosità sono sempre più alla base di qualsiasi percorso professionale, quindi impara più che puoi adesso in modo da costruire basi solide da applicare in aziende italiane ed estere.