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Dovete davvero assumere un Growth Hacker?

Il mio ultimo articolo per TechEconomy nasce da una discussione. Quella avuta su LinkedIn qualche settimana fa sul ruolo e lo stipendio di un Growth Hacker, nata, a sua volta da un articolo del Sole 24 ore.
La mia risposta a quella domanda non c’è perché è la domanda a essere mal posta. La vera domanda è un’altra.
A cosa serve assumere un Growth Hacker e quali sono gli obiettivi da raggiungere come azienda?
Ed è qui la differenza.
Perché tra le risposte a questa domanda ci può anche essere quella di assumere un Growth Hacker ma non dovrete darlo per scontato.

Il Growth Hacking non è come la pillola per il mal di testa

growth hacking non è la pillola magicaSpero di aver ormai scritto e riscritto che non ci sono trucchi o segreti nel Growth Hacking.
Ci sono i tool, certo, che dipendono dalla capacità di fare una strategia e di eseguirla. Ma, se non siete capaci di applicare il mindset e il metodo, potete dimenticarli. Non ci sono pillole da prendere affinché il problema passi prima o poi.
La vera forza di questa nuova, ormai nuova si fa per dire, disciplina sta nel farvi fare le domande giuste, sapendo quali comandi azionare per sterzare prima dello schianto. Dovrete considerare obiettivi e metriche che sbloccano la crescita analizzando clienti e prodotto.
Ma per fare questo il Growth Hacker non avrà, di suo, dei poteri magici. Saprà semplicemente quali sono le leve da azionare e come comandarle per farvi prendere la giusta via. E ciò implica solo una cosa: dovrete essere pronti a cambiare, il Growth Hacking implica cambiamento
Ricevo parecchie email di imprenditori che stanno sviluppando un progetto e nella maggior parte dei casi mi succede che quando provo le loro app queste non funzionano come dovrebbero. “Abbiamo già detto all’agenzia che ci segue che ci sono dei bug, ma sai abbiamo fatto già un grosso investimento e ora ci interessa fatturare“.
Se il vostro prodotto o la vostra idea di business non sono state testate oppure non funzionano bene come dovrebbero vi dò un consiglio da vera amica. Non cercate un growth hacker ma andate a farvi un viaggio in Messico, almeno vedrete la vostra barca affondare da una spiaggia di cipria bianca e farà meno male.
Nessuno riuscirà a risolvere i vostri problemi rattopando le falle con toppe momentanee.

Il Growth Hacker non si basa su formule e definizioni

Ho fatto una call proprio stamattina con una persona che mi chiedeva informazioni sul mio modo di lavorare sui progetti. Non ci sono formule, come abbiamo detto. Non uso canvas, come mi è stato chiesto durante un’intervista in un podcast. Non mi interessano le definizioni ma vorrei insegnarvi un metodo.
Se quel metodo si basa sulle definizioni beh, pensate se si tratta davvero di un metodo.
Il mio metodo si base sul fare un sacco di domande. Se rispondete con una domanda convinti di aver inquadrato il problema, beh, quel problema può non esserci o non essere l’unico:  solo i dati dimostreranno chi di noi ha ragioni. Le opinioni le lasciamo a chi fa comunicazione, il marketing qui si basa sui dati e sui test, tutto il resto non conta. 

il growth hacking non è una formulaMi ricordo di una discussione tempo fa con qualcuno che diceva che “odiavo le startup italiane perché non mi complimentavo per i risultati ottenuti e invece avrei dovuto focalizzarmi sulle definizioni per condividere un metodo.”  Intendiamoci su una cosa: io i complimenti li faccio a chi se li merita, ma prendo le distanze da chi ragiona per definizioni o vuole prendersi meriti per cose che non contano davvero nulla.
Mi dispiace, sono fatta così e un po’ di esperienza con le startup l’ho fatta per sapere e dirvi come girano le cose.

Se volete davvero assumere un Growth Hacker, ricordatevi, assumerne uno bravo significa correre il rischio di rimettere in discussione tutto il lavoro che avete fatto fino a ora. Perché le definizioni sui libri contano ma nella pratica non proprio. 

3 consigli per assumere un Growth Hacker

  1. Non lavora con tutti e tutto, deve essere specializzato. 

    La specializzazione può avvenire per alcune tipologie di prodotti, prediligere il B2B o il B2C ma state alla larga da chi dispensa mere definizioni, senza entrare nella sostanza del prodotto. Non ce l’ho con gli oratori, capiamoci. La teoria è utile per comunicare, condividere dei concetti, dimostrare le proprie conoscenze e per crearsi un brand. Tuttavia è parzialmente utile nell’applicazione di un metodo. Limitandoci alle definizioni, non potremmo entrare nella sostanza, non capire l’utilità di assumere un growth hacker ed è proprio nell’applicazione a un progetto che questa metodologia fa la differenza. Perché solo aiutando gli imprenditori e le aziende a ragionare sugli utenti, sugli obiettivi concreti e metriche con attività precise il growth hacking fa la differenza.

  2. La formazione non basta.

    La formazione conta ma non basta perché il rischio è quello di rimanere vincolati a un livello superficiale che vi farà fare qualche micro passettino ma che non sarà davvero utile nel lungo termine.
    Assumere un growth hacker vi permetterà di capire quali sono i canali di marketing digitale su cui sperimentare nuove idee oppure analizzare gli insight ottenuti fino a quel momento per farvi capire come migliorare lo sforzo fatto. Ma non vi speigherà dov’è il tab lasciandovi decifrare i dati. La strategia si basa sui dati, non analizzarli significa non capirli e quindi non personalizzare la strategia.

  3. L’esperienza è quella che conta.

    Sperimentare sul copywriting, sul design, sulla tecnologia è facile sulla carta ma non nella pratica perché implica una cambiamento sostanziale. E’ l’esperienza quella che conta perché per sperimentare bisogna capire come girare quelle manopole nel modo corretto. Ed è sempre l’esperienza che aiuta a capire come farlo, non ci sono benchmark di settore nel mondo delle startup. Diffidate da chi non racconta come ha sviluppato progetti passati oppure se non è in grado di guidare queste sperimentazioni sulla base di obiettivi, metriche e prodotto.
    Il cambiamento implica un lavoro costante e continuo che sicuramente è vostro ma assumere un growth hacker vi permette di fidarvi di qualcuno che certe cose le ha fatte e che sa come aiutarvi a trovare la via da percorrere.
    Il vero Growth Hacker vi aiuterà a impostare i comandi della vostra astronave dandovi completo accesso al suo lavoro, in modo che una volta tolto il pilota automatico saprete riprendere le manovre così dove sono state lasciate e continuare con la vostra crescita, in bocca al lupo.

 

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