Ritornare con la mente ai mesi passati fino a fine anno 2020 è particolarmente interessante perché sono successe così tante cose che non sembrano essere passati solo 12 mesi. E, per la prima volta, so di usare parole condivise da tutto il mondo: confusione, lavoro remoto, difficoltà a cui associare sensazioni come perdita di controllo, paura e ansia.
Personalmente, ho vissuto situazioni super positive e altre davvero complesse, che però mi hanno fatto riflettere moltissimo su di me.
Quindi, guardando l’altro lato della medaglia, ancora una volta è grazie a queste difficoltà, che oggi mi sento diversa, più consapevole e ancora più forte.
Quali erano i miei obiettivi per il 2020?
Ricostruirmi, lasciando alle spalle la mia zona di comfort, la vita a Londra.
A inizio 2020 sono ufficialmente rientrata in Italia con una P.IVA italiana e una serie di sfide importanti sia professionali che personali, che ho affrontato, una alla volta.
A partire da quella burocratica: sembrerà banale ma per me che da 5 anni gestivo da sola i miei conti non è stato facile trovare una commercialista che parlasse la mia stessa lingua e che mi aiutasse a gestire tutti i particolari insiti nel mio lavoro. Abbiamo fatto un rogito e un mutuo, e i primi due mesi dell’anno sono svaniti così, in un soffio.
Era sì una sfida ma si è dimostrata un obiettivo easy win: high value, low complexity.

Sono riuscita a fare qualche corso di climbing e qualche ferrata in montagna, questi erano obiettivi di poco valore e poca complessità ma hanno aiutato il mio umore e la mia soddisfazione personale.
La parte più strategica dell’obiettivo sul ricostruire la mia vita in Italia, consisteva nella ricostruzione di rapporti e relazioni con persone che non conoscevo o con cui avevo potuto avere a che fare solo saltuariamente. A complicarlo ancora di più, a marzo è arrivato il corona che ha fatto uscire tutte le nostre insicurezze e le nostre paure, tirando fuori spesso il lato peggiore di noi.
Ho messo in pratica quello imparato ad oggi: l’empatia, il saper costruire ponti (anche con chi non ti sta particolarmente simpatico), ho spinto sul feedback e sulla trasparenza per creare sintonia e fiducia.
Ma purtroppo non è servito, mi sono trovata davanti dei muri.
Muri che ho cercato di osservare, perché per superarli avrei dovuto mettere in gioco i miei valori e ho imparato che non ne vale la pena. Muri che sono rimasti e ai quali ho deciso di dare tempo, perché spesso la pioggia e il vento possono indebolirli se abbiamo la pazienza di aspettare.
Quindi obiettivo raggiunto? No, è ancora in roadmap, risponderei, se guardassi la mia vita come il planning di sviluppo di un prodotto digitale.
Su quali progetti ho lavorato?
Quest’anno ho lavorato principalmente con agenzie di piccole dimensioni, in Italia e in Europa.
Ho seguito il lancio di Oplà, un’app con un’agenzia di Milano per aiutare le persone a gestire la propria spesa, siamo riusciti in pochi mesi ad acquisire migliaia di utenti con un CPA molto basso. Durante il lockdown gli investimenti di adv si sono dimezzati ed era da almeno 5 anni che non vedevo campagne di app install sotto l’euro su Facebook e Instagram.
Con un’agenzia di Padova ho invece lavorato alla validazione e al lancio di alcune idee e iniziative interne e per conto di loro clienti. Molto sfidante perché ho potuto capire le dinamiche di lavoro di un team giovane e le propensioni di aziende più grandi relativamente allo sviluppo e al lancio di prodotti digitali, constatando che il cambiamento non è scontato per nessuno ed è prettamente culturale.
Sul più bello che stavamo lavorando a una bella strategia di email marketing, la pandemia ha messo in discussione tutto quello che stavamo costruendo, mettendo in pausa i progetti e le idee future.
Per fortuna a me il lavoro non manca mai, così negli ultimi 4 mesi dell’anno ho lavorato con un’agenzia di Amsterdam ad alcuni progetti di venture building per conto di una enorme multinazionale entrando nei team aziendali basati in Francia e Israele.
Il nostro team cross-funzionale composto da designer & digital marketer, growth hacker & dev, ha collaborato con il team in azienda per sviluppare nuovi prodotti, validando nuovi modelli di business e aiutandole a testare nuovi trend e nuove logiche di mercato grazie al digitale.
Altri tre progetti invece mi hanno coinvolto in veste di digital strategist.
Ho lavorato con un acceleratore e un freelance per creare una digital strategy per il lancio di alcuni servizi e ho collaborato con un e-commerce per una strategia di digital marketing in ottica acquisizione.

Ho partecipato come public speaker a una serie di eventi quasi tutti digitali, fra i quali quello con Accenture Global tramite una piattaforma di virtual reality. L’unico palco su cui sono riuscita a salire 48 ore prima che il mondo fosse costretto a cambiare per la pandemia è stato quello del BTM di Lecce, grazie a tutti quelli che sono passati e hanno seguito le mie dirette online!
Ho inoltre seguito due progetti di formazione, dove ho aiutato colleghi molto bravi ad affrontare nuove sfide e devo dire di aver imparato molto anche io e ho avviato un progetto personale di mentoring online per aiutare chi ha un’idea a capire come svilupparla: Startup WTF.
12 mesi in Italia: un bilancio
A fine anno 2020 posso dire di aver vissuto una montagna russa: attimi di infinita gioia e soddisfazione seguiti da giorni di profonda amarezza e frustrazione.
Pensavo fosse naturale interfacciarmi con persone con cui condividevo lingua e cultura ma devo ammettere di averla fatta troppo facile: non è stato così.
Se all’estero tutti in azienda lavorano con la consapevolezza di portare avanti un obiettivo condiviso, in Italia l’approccio è più individualistico e di breve termine. Quindi, per quello che ho visto personalmente in questi 12 mesi, spesso ci si trova a puntare al fatturato momentaneo motivandolo da frasi giuste per farsi vedere fighi con i colleghi, solo che quando queste situazioni sono state condite da giudizi silenti alle spalle, le ho sentite come pugnalate.
Mi era successo altre volte all’estero ma avevo sperato che in Italia ci fosse più trasparenza nei rapporti tra le persone e mi sono sentita tradita.
Nonostante la mia buona volontà e l’energia che ho messo nel coinvolgere i miei team e collaboratori verso il raggiungimento di nuovi obiettivi, cercando di aiutarli a navigare nell’incertezza, la pandemia ha frenato molti entusiasmi. Con alcuni team ci sono riuscita, adottando nuove idee e modalità di lavoro mentre con altri a poco sono serviti i miei sforzi per creare fiducia. Anzi, molto spesso si sono trasformati in fraintendimenti di pancia, che non sono stati chiariti e che ho cercato di trasformare in learning leggendo libri su leadership, cultura e gestione dei team per capire dove sbagliavo. Questo mi ha permesso di imparare ancora una volta qualcosa su di me e di migliorarmi.
In fondo alla salita ho spesso trovato momenti di estrema gioia: ho incontrato nuove persone da Italia ed Europa che assieme a chi già conoscevo, mi hanno permesso di avviare confronti costruttivi. Lasciare le negatività da parte e focalizzarsi sul positivo e sulla crescita aiuta sempre.
Forse sarebbe stato più facile seguire il flusso, tappandomi in casa per lamentarmi a mia volta, come hanno fatto tanti quest’anno, ma purtroppo non ce la faccio: cerco sempre di guardare il bicchiere mezzo pieno.
Quindi, sì, anche io non vedo l’ora che questo 2020 finisca, ma sotto un altro punto di vista sono felice di vedere che in questi 12 mesi siamo cambiati tanto, per esempio sostituendo improduttivi team meeting in presenza con veloci video call.
Bonus track: focus per il 2021
Sto riflettendo molto per capire non solo com’è questa fine anno 2020 ma su cosa concentrarmi nei prossimi mesi.
Ho alcuni obiettivi easy win: mettere il cappello da interior designer per casa a Milano e concludere i progetti di venture building con l’agenzia olandese.
Mi sto anche domandando se non sia arrivato il momento di pensare a obiettivi più complessi e di maggiore importanza da perseguire.
Da qualche tempo sto cercando di lavorare a progetti con un impatto più ampio: la pandemia li ha fermati ma anche quest’anno volevo muovermi in questa direzione. Sto ricevendo alcune proposte da scale up europee che sull’onda di modelli organizzativi ibridi stanno ampliando i loro team.
Ancora una volta dovrò definire le mie priorità e fare una scelta.
Userò queste vacanze di Natale per capire dove voglio andare.
L’esperienza di questo 2020 in Italia mi ha segnato ma sono anche consapevole che non è un anno su cui è possibile creare dei benchmark.
Se c’è una cosa che ultimamente mi è mancata è quella di lavorare a un prodotto digitale, per farlo crescere e scalare assieme a un team che ha grosse ambizioni condivise e che vive con entusiasmo le sfide.
D’altra parte non potevo scrivere libri, presentarli e lavorare full-time in scale-up: è importantissimo definire le proprie priorità.
Forse è arrivato il momento di rivederle, prendendomi del tempo per capire o le mie ambizioni per il prossimo quinquennio.

E voi? Quali sono i vostri obiettivi per il prossimo anno?
Vi auguro buone vacanze e buone feste, ci sentiamo nel 2021!
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