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Il Growth Hacking è moda? Io credo di no e ve lo riassumo in 5 perché

Il Growth Hacking è moda? Ci sono ovviamente i suoi pro e i suoi contro a un movimento che in Italia sta esplodendo così come è successo in tante parti del mondo come in UK nel 2014-2015.  Personalmente, non credo il growth hacking sia solo una moda, ma un movimento destinato a rimanere e che sarà il futuro del marketing digitale.
Dal brand ci spostiamo ai numeri, dalle percezioni e dai like di chi ha una startup ci spostiamo a definire i risultati aziendali concreti che nuove sperimentazioni possono portare in termini di nuovi utenti e lasciamo tutto quello che è poco misurabile in fondo alla nostra lista di priorità.
L’importante è che chi fa Growth Hacking capisca almeno queste basi, prima di diventare Head of Growth su Linkedin. Che poi chi vuole diventare Growth Hacker a Londra deve veramente farsi una bella gavetta  🙂
Tuttavia, questa moda per il Growth Hacking, oltre a far crescere esponenzialmente chi si occupa provoca anche qualche discussione che a volte è veramente inutile. Ci sono infatti molti marketers che invece di capire perchè il growth hacking può servire a fare chiarezza in un mondo fatto ancora di troppi like e followers, si limita a puntare il dito verso le definizioni, screditando chi fa growth per una banale lotta a chi ce l’ha più lungo.
Ecco quindi 5 motivi per cui credo che il nostro tempo possa essere usato in modo più costruttivo e a lungo termine.

1) Perchè il Growth Hacking si basa su un modello sperimentale?

Il Growth Hacking è moda? Io credo di no e ve lo riassumo in 5 perché - image growth-hacking on https://www.alessiacamera.comChi pensa che il Growth Hacking sia solo un insieme di tattiche per aumentare i propri followers sui social oppure ancora dei trucchi per crescere in fretta, mi dispiace rispondere che non è corretto. Il Growth Hacking è una metodologia che nasce dalle startup della Silicon Valley per crescere velocemente in un contesto incerto e in continuo cambiamento come quello tecnologico.

Ecco perchè predilige test ed esperimenti: non perchè faccia “figo” ma perchè la percezione non conta tanto quanto contano i numeri e i feedback qualitativi/quantitativi degli utenti target.

In passato si utilizzavano le ricerche di mercato per capire se il prodotto che si stava creando fosse interessante: ma cosa faremmo se non avessimo idea di chi fosse quel target? Come faremmo a essere sicuri di considerare il segmento coerente?
Ecco quindi che testando le innovazioni incrementali abbiamo una sicurezza ben maggiore di quale sia la strada da percorrere, con un benchmark che non viene dato da una ricerca e una raccolta dati che si basa sul passato ma un insieme di individui e necessità che rappresentano il futuro.

2) Il Growth Hacking è crescita, non è solo un nuovo modo figo per chiamare il marketing

Il Growth Hacking è moda? Io credo di no e ve lo riassumo in 5 perché - image wanted on https://www.alessiacamera.com

Devo essere sincera: questa è quella che mi fa più sorridere. E un po’ sono d’accordo, il Growth Hacking è una definizione che già di suo contiene un sacco di hype. Ovviamente, l’ha inventata un marketer, quindi, indicativamente sono d’accordo con voi.
Ma da qui a dire che è solo una nuova moda per ridefinire il marketing, ragazzi, no, fermatevi un attimo.

E’ una metodologia che combina aspetti da diverse discipline, come il Lean Startup, l’Agile, la User Experience, il copy, le analisi numeriche e i dati, la creatività e le mette a sistema in un modo nuovo che non guarda più il branding o i followers. Chi se ne frega della reach su Facebook! O meglio, ce ne frega solo se sono KPI collegate da una causa ed effetto, che impattano in un business e hanno a loro volta un solo obiettivo: la crescita. Ma non la crescita dei followers, eh.
Quindi il marketing è Growth Hacking ma il Growth Hacking non è solo marketing.

3) Il Growth Hacking guarda a obiettivi SMART e numeri che riassumono l’andamento aziendale

Il Growth Hacking è moda? Io credo di no e ve lo riassumo in 5 perché - image GROWTH-HACKING-capa on https://www.alessiacamera.comSe chi fa Growth gli obiettivi, le KPI e i numeri li dovrebbe avere su un palmo di mano, purtroppo non è sempre quello che succede per chi fa Marketing e a volte ciò porta a discussioni poco costruttive tra i due fronti senza in realtà calarsi nella realtà che ci circonda, fatta da un esercito di social media marketers e di imprenditori che pensano ancora a quanti followers ha una startup su Facebook o Instagram.

Quindi un consiglio per tutti: perchè invece di discutere su Growth sì o no non ci confrontiamo serenamente per spiegare che cosa significa marketing digitale e a come farlo nel modo più corretto?
Perchè diventi un valore per tutti, dalle PMI che non hanno le risorse ai grandi brand che spingono sugli influencers senza capire veramente come?

Quindi, perchè non discutere sul se e come un obiettivo è importante solo se SMART (Specifico, Misurabile, Fattibile, Rilevante, Definito da un arco di tempo) e come questi obiettivi si riflettono in metriche di valore (KPI) per un progetto?

Il Growth Hacking è moda? Io credo di no e ve lo riassumo in 5 perché - image smart-obiettivi-goals on https://www.alessiacamera.com

4) I Growth Hacker sono tanti ma non tutti sanno come si fa

il growth hacking è modaIl Growth Hacking è moda, quindi indubbiamente sono aumentate le ricerche su Google Trend, e sono aumentati i consulenti e i professionisti che si occupano di GH.
Il problema è che tanti, di quelli che si definiscono Growth Hacker, non hanno mai messo piede in una startup e non hanno la più pallida idea di come si applichi.
E questo, ovviamente, è un problema perchè rischiano di fare male a loro stessi e ai loro potenziali clienti. Oltre che ai consulenti seri, che dovranno fare 10 volte lo sforzo per convincere un potenziale cliente come si lavora bene, dopo che qualcun’altro avrà fatto il danno.

Quindi, come riconoscere un Growth Hacker serio? Dal track record, dai portfolio di progetti, dal passaparola positivo che si costruisce, dalla capacità di applicare le proposte in obiettivi che combaciano con quelli aziendali.

5) Il Growth Hacking non è moda ma è qui per restare

Questa è più una considerazione generale che una motivazione, perchè ho visto anche in UK cosa è successo: il Growth Hacking si è consolidato. E’ diventato Growth Marketing, Product Marketing, ci si è spostati dalla semplice definizione che creava hype per farci adottare in massa un comportamento che portebbe essere utile per tutti. Per chi?

  • per i marketer, per adottare strategie basate sul conseguimento di un obiettivo aziendale, e quindi eliminare incertezze date da “non posso sapere quanto queste azioni faranno leva sulle vendite”
  • per gli imprenditori, per aiutarli a definire un obiettivo, metriche e KPI in grado di aiutarli a trova la via più veloce e meno dispendiosa per raggiungerlo, senza che ciò dipenda da followers, influencers ecc.. ma capendo che i canali sono strumenti e non variabili
  • per creare una cultura di crescita che sia di riferimento per tutto il team e non solo basata su performance, che sia in grado di vedere oltre i punti oscuri, che capisca quali sono le debolezze per cambiarle e renderle più forti.

Growth non è solo performance e lo leggevo in questo articolo di Harvard Business Review, che propone un’analisi puntuale nella differenza tra chi si focalizza solo sulla performance e chi invece pensa alla crescita.

Riassumendo, la differenza sta in un’organizzazione forte, che si focalizza sull’apprendimento continuo e che non ha paura di creare esperimenti che sfidano lo status quo, che si basa sulla crescita personale di ognuno e sulla visione di un leader che si prende le responsabilità.

Ecco perchè chi fa Growth Hacking e non solo marketing non si accontenta e perchè penso sia qui per restare e mi auguro per cambiare il modus operandi di molti, che forse rimarranno a guardare.

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