La crisi dovuta alla tecnologia. Really?
Amici! E’ stato lungo il mio ultimo periodo in Italia. Mi sono divertita, ho lavorato, ho curato un festival sui ritratti in miniatura per Questa Non E’ Arte (il progetto artistico che curo nei ritagli di tempo) e ho lavorato al lancio del mio primo libro: Startup Marketing.
Ho anche fatto alcune riflessioni in merito alla crisi, una parola di cui in Italia abbiamo ancora molta paura. Ma io credo che la crisi non sia successa, ma sia stata causata da incertezza e cambiamenti. Una serie di elementi che ha spinto anche noi “clienti” a essere diversi.
Ho fatto queste riflessioni dopo aver partecipato come speaker a diversi eventi, tra i quali quello per Working Title Film Festival a Vicenza, dove abbiamo parlato di lavoro, robot, startup, tecnologie e piattaforme digitali.
Il panel al quale sono stata invitata, che ho condiviso con Staglianò e Busacca, aveva lo scopo di discutere le opportunità e le minacce che offrono il futuro e la tecnologia in termini di lavoro, in un mondo che continua a cambiare e che lo fa alla velocità della luce.
La mia visione, da professionista di marketing digitale che vive e lavora a Londra è ben diversa da chi non si è mai spostato da Vicenza o che è andato negli USA a fare ricerca oppure con una visione iper negativa di quello che sta succedendo.
Ed è molto diversa anche da chi ha 10-20 anni più di me, che non ha ancora compreso la grande differenza tra la sua vita e la mia. Tra le sue speranze e le mie. Tra le sue esperienze e le mie.
A Vicenza non abbiamo solamente discusso del cambiamento, ma di un cambio generazionale enorme, avvenuto in pochi anni.
E la conclusione alla quale tutti siamo convenuti, è che è necessario adeguarsi.
Le aziende, le persone devono continuamente cambiare, anche se ciò non è sempre facile. Invece è difficile, fa paura ed è complicato.
Non possiamo arrestare la tecnologia, così come non possiamo nemmeno sperare di tornare all’epoca in cui i cavalli erano al centro dell’evoluzione.
Siamo NOI clienti a essere diversi
La tecnologia ci ha permesso di fare una serie di attività che fino a poco tempo fa sembrava fantascienza. Tuttavia, noi utenti, non siamo rimasti a guardare.
Abbiamo iniziato ad acquistare gli smartphone, a connetterci a Internet, a stare a casa a guardare Netflix. Invece di passare le nostre serate al bar a chiacchierare usiamo Facebook per rimanere aggiornati sulle notizie e sui commenti dei nostri amici. La tecnologia è entrata nelle nostre vite e ora non possiamo più dire che ci piaceva di più com’era prima.
Che poi, si tratta di quel periodo dove quelli della mia età hanno vissuto la vita con l’esempio lavorativo dei nostri genitori, e i nostri nonni che ci raccontavano cosa voleva dire essere poveri e dover fare 6 km in bicicletta tutte le mattine per andare dal fornaio. Sembra strano ma quest’ultimo è uno stile di vita nel quale mi ritrovo molto più di quando sento parlare i miei genitori. Perchè “le vacche grasse” sono finite e abbiamo necessità di fare i conti con quel poco che è rimasto e con quello che potremo fare in un futuro che è super incerto.
Un futuro che non è remoto: non sappiamo nemmeno cosa succederà nei prossimi 5 anni.
Quindi, noi che diventiamo clienti in un futuro così incerto abbiamo bisogno di essere diversi.
Siamo più poveri, sicuramente, ma anche più esigenti, più smart, usiamo i social media per condividere pareri reali, non crediamo più solamente alle parole di un venditore o di una pubblicità. Google è diventato il nostro migliore amico e siamo abituati a interrogarlo quando c’è qualcosa che non sappiamo.
Siamo noi clienti a essere diversi, e lo saremo sempre di più con le nuove tecnologie.
Si tratta di un modo di approcciare i brand e gli acquisti in un modo totalmente diverso rispetto ai nostri genitori, abituati ad abitare in un mondo che è rimasto stabile per circa 40 anni, dopo la guerra. Il nostro è già cambiato così tanto dal muro di Berlino, con Internet, i social media, il telefono portatile, e i robot, il virtual reality e molto altro che facciamo ancora fatica a capire e che non possiamo assolutamente prevedere.
Ma quello che possiamo essere sicuri è che è stata la tecnologia a facilitare questo cambiamento.
L’acquisto dei miei primi occhiali da vista
Siamo noi clienti a essere diversi. E per farvi capire in che modo, vi racconto un annedoto.
Finchè ero in Italia, ho acquistato il mio primo paio di occhiali da vista. A Lonigo, il paese in provincia di Vicenza dove sono originaria, ci sono 3 negozi di occhiali e uno dei primi pensieri che ho fatto è stato quello di farmi una serie di preventivi e scegliere. Non avendo mai comprato un paio di occhiali in passato, non sapevo bene come muovermi e avevo bisogno di tempo. Volevo essere al 100% sicura fossero un bel e un buon paio e sarei stata disposta a spendere un po’ per essere sicura di trovare quelli giusti.
Quindi, in tre settimane mi sono recata in 3 negozi di diversi: due a Lonigo e uno in un altro paesino vicino dove c’è un buon ottico, conosciuto da molti. Li chiameremo Alfa, Beta e Gamma. A tutti ho detto che non avevo la ricetta dell’oculista visto che vivevo e lavoravo a Londra. Ecco riassunte le mie esperienze.
Ottico Alfa
L’ottico che conoscevo e del quale mi fidavo di più, quasi quello di famiglia.
La signora, sulla cinquantina e un bel po’ di esperienza, mi ha fatto provare una ventina di modelli. Ero praticamente convinta su questi che mi piacevano un bel po’.
Mi sono fatta fare un preventivo per delle lenti standard + montatura.
Ottico Beta
Il secondo negozio a Lonigo, dove sono andata un sabato mattina.
La signora, sulla cinquantina, non aveva molta voglia di farmi vedere i diversi modelli, che aveva tutti in scatole di cartone. Non mi ha dato nessun consiglio in merito a quelli che mi stessero meglio. Anzi, mi ha detto che se ero interessata a provare “quelli di marca”, erano in vetrina, potevo prendermeli.
L’esperienza di acquisto non mi è piaciuta per niente, quindi ho abbandonato.
Ottico Gamma
Ho provato l’ottico del paese vicino. Già dalla prima volta in cui ho messo piede nel negozio, esperienza fantastica. Dopo 10 minuti di attesa mi hanno fatto il controllo della vista e poi mi hanno accompagnato alla postazione prova (hanno circa 10 postazioni prova con specchio per ognuna all’interno del negozio) dove mi hanno fatto provare TUTTI i modelli del negozio. Sono rimasta dentro circa un’ora e mezza. Mi sono fatta fare un preventivo per un modello che era particolare, dove mi hanno inserito tutti i prezzi delle lenti.
L’indecisione tra Alfa & Gamma era altissima.
Ho lasciato passare un po’ di tempo e poi ho caricato queste due foto sul mio profilo Facebook per farmi consigliare dagli amici. Era il modo più semplice e immediato per collezionare pareri esterni, dopo che avevo provato con WhatsApp senza avere troppi risultati.
Secondo gli amici di Facebook vince il primo modello.
Vado dal primo ottico, rivedo il preventivo e mi viene detto che se mi servono le lenti con riflesso blu il prezzo è molto più alto. Al quale devo anche aggiungere la visita di controllo, visto che sono senza ricetta dell’oculista.
Il prezzo diventa maggiore del terzo ottico. Per un paio di occhiali che non mi sembrava nulla di particolare.
Inoltre, l’esperienza che avevo avuto era stata molto diversa dal primo incontro. La mia percezione era notevolmente cambiata, colpa anche dello staff del primo ottico che aveva buttato sul piatto della bilancia “un paio di battute” poco simpatiche, per spingermi all’acquisto. Inoltre, quando ho spiegato che ero indecisa con un altro negozio, dove la visita era gratuita, mi hanno liquidato con una motivazione poco scientifica. Mi avevano detto che si trattava di lavoro e che doveva essere pagato.
L’esperienza d’acquisto, la professionalità, la personalizzazione sono stati elementi che hanno contato più del prezzo per l’acquisto del mio occhiale.
Ho scelto l’occhiale di Gamma non solo per il prodotto ma perchè mi sono convinta che tra i tre mi avessero venduto non solo gli occhiali, ma il loro supporto, i consigli, l’esperienza, un servizio completo e di alta qualità.
Se tuoi clienti sono diventati più esigenti, dovrai diventare anche tu, negoziante più, skillato.
La crisi ci ha spinto a essere più sofisticati ed esigenti. Ma se l’imprenditore e il negoziante non lo capiscono e continuano a comportarsi come avrebbero venduto vent’anni fa non si tratta solo di crisi.
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