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Come e perché scrivere un libro, se non si diventa ricchi scrivendo libri?

Quest’estate l’ho passata felicemente in Italia e tra uno spritz con il mio co-autore Michele Pagani e una birra con amici e imprenditori con cui sono in confidenza mi è stata fatta spesso questa domanda. Come si scrive un libro? E si diventa ricchi scrivendo libri?
Molto probabilmente si tratta di domande che, se non fossi qui ad aver pubblicato il mio secondo libro Viral Marketing, farei anche io. Quindi ho pensato di raccontarvi le motivazioni e il metodo che ho usato per scrivere i miei libri.
Vi spoilero già che il conto in banca non cresce di molto, quindi no, non si diventa ricchi scrivendo libri nonostante siano molti i guru che vi promettono che ciò possa succedere. Ma facciamo un passo alla volta che tra i perché dello scrivere un libro parleremo anche di questo.

Perché scrivere un libro?

La motivazione come al solito è l’elemento che fa la differenza.
La mia storia è stata molto particolare, l’ho già ripetuta varie volte ma mi sembra carino dirla di nuovo, perché è davvero importante per me. La mia idea era quella di raccontare la mia esperienza maturata dopo 5 anni a Londra come Head of Growth e Digital per alcune startup early-stage a Londra. Tutto quello che ho imparato l’ho fatto sul campo, sporcandomi le mani e ancora adesso sorrido quando mi viene chiesto dove abbia imparato a gestire team cross-funzionali, focalizzandomi sulla creazione di un prodotto digitale mantenendo un forte approccio al marketing e all’utente. Spesso mi viene anche chiesto se ho un approccio strategico oppure operativo. Ragazzi, diciamocelo sinceramente, le aule e i libri vi faranno intuire alcune cose ma come dico sempre sono i progetti e i prodotti a fare la differenza: solo mettendoci le mani capirete davvero cosa significa.
Quando ho scoperto che le strategie di growth hacking erano quelle che per tre anni avevo sviluppato nei team di startup dove ero stata assunta e nei progetti che avevo vissuto, la combinazione di dati, utenti e marketing con un forte focus su metriche e obiettivi di business correndo contro il tempo, ho capito che la mia era un’esperienza da raccontare, perché, non per vantarmi, ma ero sicuramente una delle poche in Italia a sapere nella pratica di cosa si trattasse.

Presentazione SM TalentGaden CalabianaLa motivazione credo quindi sia necessariamente personale ma essenziale: vi consiglio di non scrivere un libro se non avete contenuti di qualità da raccontare.
Non fatelo per fama, per ego, per personal branding: queste sono conseguenze che arrivano se il libro è figo, e un libro è figo se racconta contenuti o punti di vista nuovi.
Vi consiglio di non scrivere un libro che sia un semplice copia incolla di blog e articoli presi e tradotti da Internet, troverete sicuramente qualcuno che non se ne accorgerà ma si tratta di un successo effimero, delle vanity metrics che vi faranno credere di essere arrivati ma come diceva mia nonna prima o poi i nodi arrivano al pettine.
Fate le vostre esperienze, imparate, arrivate a conclusioni interessanti e condividetele.
Un libro è complicato da mettere assieme, prende un sacco di tempo da sacrificare a lavoro, amici e affetti. Il blocco dello scrittore arriva anche se avete contenuti buoni, figuratevi se non li avete.

Perché ho scritto Startup Marketing

La mia motivazione per scrivere Startup marketing era quella di raccontare cosa significasse fare growth hacking nella pratica e cosa significasse davvero lavorare in una startup.
Nel 2016 ho avuto modo di testare le opinioni della strada con il primo speech italiano sul Growth Hacking al Web Marketing Festival e mi ha fatto capire che c’erano molti dubbi e allo stesso tempo fame di sapere. Avevo la voglia e l’entusiasmo di condividere la mia esperienza con la mia community originaria, quei colleghi e quei professionisti che mi avevano insegnato cosa significasse fare digitale nel 2011 e scrivere un libro era lo strumento più utile per raggiungere tutti in poco tempo.

Perché ho scritto Viral Marketing

Viral Marketing nasce invece in modo completamente diverso e se l’avete letto, avrete visto che si tratta di un libro altrettanto diverso rispetto al primo.
Io e Michele ci siamo conosciuti in un Korean barbecue a Londra e abbiamo capito fin da subito che c’era molto che ci accomunava, soprattutto la voglia di raccontare i nostri punti di vista, apparentemente diversi ma simili. Il passaparola virale per me era una delle armi a disposizione per la crescita di una startup e avrei potuto raccontare cosa c’entrava il growth hacking con il virale e con il prodotto, condividendo la scrittura con un professionista con cui mi trovano da subito in sintonia.  Secondo voi non è una grossa motivazione?

Come si scrive un libro?

Ora che abbiamo analizzato le motivazioni passiamo al come si scrive un libro.
Michele ha scritto un gran bel pezzo su come si dovrebbe scrivere un libro mettendo assieme tredici punti interessanti, che condivido.
È essenziale trovare un proprio metodo di scrittura, che comprende lo stack giusto di tool, i tempi, la colonna sonora, il posto dove scrivere. Poi è importantissimo darsi delle scadenze e continuare, capitolo dopo capitolo, con perseveranza, e concretizzare idee e punti di vista. Arriverà poi il momento in cui i contenuti ci sono e dovremo semplicemente sgrezzarli e rifinirli fino alle virgole, assicurandoci non ci sia un modo migliore per esprimere quel concetto.
La revisione è ovviamente la parte più difficile, perché non ci sarà mai nessuno ad assicurarci che quel concetto sia abbastanza chiaro, a parte l’editor della casa editrice: non sarete mai sicuri della qualità del vostro prodotto finale prima che venga distribuito in libreria. E, non è come quando lanciate un’app o un e-commerce: non potete modificarlo successivamente.
Ecco perché dicevo che la motivazione è fondamentale, ma sono i contenuti e la forma a fare la differenza.

Come ho scritto Startup Marketing?

Startup Marketing nasce dalla teorizzazione delle mie esperienze nel mondo delle startup a Londra. Quando ho iniziato a fare le mie ricerche bibliografiche nel 2016 e a riprendere alcuni testi che avevo letto nei momenti d’aria durante le mie esperienze come Head of Growth per Rentecarlo e People.io ho deciso che non mi sarei accontentata di inserire i soliti riferimenti a Peter Thiel e Steve Blank. L’approccio americano è comunque molto distante da quello italiano e così ho deciso di aggiungere le testimonianze di chi faceva startup ogni giorno intervistando business angels, imprenditori e colleghi principalmente a Londra.

Come e perché scrivere un libro, se non si diventa ricchi scrivendo libri? - image Chiusura-bozze-startup-marketing-2017-e1567933361805-1024x850 on https://www.alessiacamera.comMi sono chiusa in casa ad agosto 2016 per definire il piano d’azione, costruendo un Excel che definiva i capitoli, gli argomenti principali, i sotto capitoli, i miei esempi personali e i casi più conosciuti sul tema. A fine agosto ho mandato a Hoepli la proposta articolata in 9 capitoli con elenchi puntati che definivano i temi. A fine settembre avevo definito periodi di scrittura e scadenze per ogni capitolo, sincronizzando la mia agenda per esempio le conferenze che non potevo saltare, un trasloco, due slot di vacanze e un paio di weekend off necessari per non dimenticarmi della mia vita, e soprattutto per evitare che la mia creatività potesse implodere tra i task.
A metà ottobre ho iniziato a scrivere lottando con i “no” detti agli amici, ai concerti e con una vita sociale che si azzerava. Il 23 dicembre mandavo le bozze dei primi 4 capitoli a Hoepli.
Il 31 gennaio alle 23.35 mandavo a Hoepli le bozze complete dei 9 capitoli dopo un weekend di revisione dove avevo proiettato il quasi libro nel soggiorno della mia terz’ultima casa a Londra.
Bene, la palla ora era passata all’editor, ai grafici e al team della casa editrice, potevo tirare un sospiro di sollievo.

come si scrive un libro alessia camera

Sono stata ligia e severa con me stessa nel rispettare le scadenze che mi ero data.
Ho scritto bozze che revisionavo con meticolosità prima di passare al capitolo successivo e che pianificavo in sessioni di 2-3 capitoli per essere sicura ci fosse un filo conduttore ben definito.
Ho usato principalmente Google Drive e Treccani online. Essere bilingui e aver imparato tutto quello che stavo scrivendo in inglese di certo non aiutava, così come non aiutava leggere le traduzioni in italiano dei libri che avevo già letto in inglese, perché erano poco tecniche e spiegavano concetti in modo quasi fuorviante rispetto all’originale. Ho quindi deciso di usare un mio vocabolario, coniando a volte parole nuove per far capire i concetti.
Non volevo fronzoli, volevo andare dritta al punto, portando qualità ed esempi concreti.
Non volevo perdermi in giri di parole che potessero dare l’idea fosse un libro “fuffoso sulle startup”, a costo di sembrare troppo tecnica, come mi ha detto qualcuno. E’ uscito un libro che forse non è per tutti ma che dopo 2 anni e mezzo dall’uscita mi riempie ancora di soddisfazioni.
Le vostre recensioni sono tutte fantastiche, quindi direi obiettivo raggiunto.

Come ho scritto Viral Marketing?

Ora, penserete che scrivere un libro per la seconda volta sia sicuramente più facile, dopo il primo.
Vi stupirò dicendovi che non è così. Innanzitutto ti fai un po’ più di paranoie, del tipo “piacerà anche questo? Sarà considerato allo stesso livello? Sarò in grado di scrivere altri contenuti di qualità?“. Una volta passato lo step dove ti auto convinci che sono stronzate e che sicuramente sei in grado di farlo, inizia la parte di planning che nel mio caso è stata un po’ più complicata e travagliata rispetto a Startup Marketing perché quando ho firmato il contratto con Hoepli avevo già un bel po’ di cose in ballo. Due progetti di consulenza da seguire, un contratto da terminare con l’Open Data Institute e delle vacanze da organizzare, visto che quell’estate avevo usato tutte le mie ferie per tornare in Italia per workshop e una lecture di Growth Hacking all’Università. La cosa bella era che non ero sola questa volta, e ciò mi rassicurava.

A settembre ho cercato di fare un Excel di preparazione dei contenuti come avevo fatto con Startup Marketing e di buttare già qualche scadenza ma avevo capito che non sarei stata oggettiva. Allora ho accerchiato il problema usando il tempo libero che avevo da lì a novembre per leggere tutto quello che potevo sul tema e di parlare con quante più persone possibili, visto che ne avevo la possibilità incontrandole in ufficio ogni giorno. I giorni passavano, costruivo la mia idea in testa ma non riuscivo a trovare il tempo per metterla giù. A novembre sarei andata qualche giorno a Lisbona per il Web Summit, mi sembrava un’ottima idea per prendermi un giorno off e iniziare a mettere su Drive qualche pensiero, strutturando i capitoli. Ero stressata e non ero per niente lucida ma mi ero messa in testa di iniziare. Risultato: ho cassato quelle bozze una settimana dopo ma almeno avevo capito la struttura dei miei 3 capitoli.
perchè scrivere un libro alessia cameraMichele nel frattempo procedeva in modo abbastanza ligio e costante con la sua parte, e ciò mi rassicurava poiché, dal momento che dovevo scrivere la seconda parte, potevo in qualche modo aspettare che completasse la sua.
A inizio dicembre ho concluso il contratto a Londra, dovevo solo finire i progetti di consulenza con i miei clienti. Il 6 dicembre ho preso un volo per l’Italia sperando che il profumo di casa mi aiutasse ad articolare i pensieri e a rilassarmi. Ho detto di no a moltissimi eventi, aperitivi con gli amici e conferenze dove mi chiedevano uno speech, ne ho fatto solo uno perché ci tenevo molto.
Il 22 dicembre alle 23.30 ho spento il computer con il primo capitolo abbastanza definito, qualche pensiero sul secondo e la chiusura dei progetti per i miei clienti: potevo andare in vacanza.

Quelle 3 settimane di vacanza era il miglior regalo mi potessi fare: sono tornata rilassata, carica di energia e consapevole degli obblighi da portare avanti: avevo un mese per finire il libro, Michele aveva definito e revisionato la sua parte, mancavo solo io ma ero lucida e creativa.
Mi sono chiusa a Londra e per 4 settimane ho scritto sempre, weekend compresi.
Essere da sola a casa mia a Londra di ha permesso di definire i miei tempi e le mie playlist, quasi come fossi un eremita ma per me è quasi l’unico modo per scrivere.
Sono uscita solo per finire quelle discussioni che avevo iniziato con qualcuno e che credevo fossero utili ai fini del libro. Ho scritto le mie bozze, le ho sgrezzate in termini di contenuti, le ho poi riviste venendo incontro al linguaggio che avevamo deciso, cercando di abbandonare lo stile che avevo usato in Startup Marketing. Era una sfida non banale cambiare il mio modo di scrivere ma come al solito volevo spingermi fuori dalla mia zona di comfort: non mi piace vincere facile.
Ciò significa fare il lavoro due volte: mettevo nero su bianco i contenuti, li scrivevo a modo mio e li scrivevo in ottica storytelling rendendo efficace la narrazione condivisa. Essere bilingui è un casino e il mio italiano sgrammaticato oltre alla parziale lontananza dalla cultura  non mi aiutavano di certo a scrivere un libro, anzi, vi devo dire la verità, forse è stato più difficile di Startup marketing. Ma non mi sono mai persa d’animo, ero determinata e sicura di farcela. E grazie all’aiuto di Michele e di Diego che mi hanno dato feedback severi ma giusti, onesti e focalizzati all’obiettivi ce l’ho fatta: il 4 marzo abbiamo consegnato le bozze di Viral Marketing.

Si diventa ricchi scrivendo libri?

Non si diventa ricchi in termini monetari. Con le royalties forse ci pagate qualche bolletta. E nella maggior parte dei casi, le presentazioni le organizzi da sola e ti paghi il biglietto del treno di tasca tua per andarci.

si diventa ricchi scrivendo libri

Con Cristina e Licia durante il meetup del 2018 a Bologna

Ma si diventa ricchi in termini di relazioni, di pensieri, di conversazioni e fiducia in se stessi: come dice anche Michele, il vostro ego non smetterà mai di ringraziarvi.
Grazie ai miei libri ho conosciuto tantissime persone appassionate, imprenditori, studenti in tutta Italia. Il mare di relazioni che sono nate sono bellissime, così come i ringraziamenti e gli scambi. Ho ricevuto dei feedback pazzeschi da persone che capiscono il valore dei contenuti che ho scritto perché li aiuta a farsi qualche domanda in più.
Ho deciso di girare l’Italia pagandomi le spese di tasca mia per vedere di persona cosa significa fare startup confrontandomi con chi si sbatte ogni giorno per farlo, senza entrare nei titoloni dei giornali online o nelle pagine patinate della stampa.
Infine ho imparato moltissimo su di me, sulla gestione dei miei tempi e delle mie emozioni, sulla fiducia in me stessa e sulla gestione dello stress. Ho imparato ancora di più a relazionarmi con colleghi e imprenditori, con altri autori e ho sviluppato il mio senso critico.
E’ stato il mio master biennale in imprenditoria e public speaking perché credo sia solo nella pratica quotidiana che si impara davvero, e per quanto ci sembri scontato scrivere e parlare in pubblico non è per niente facile, ma poi sai come si fa e continui ad affinare la tua tecnica, finché sei soddisfatto.

Quindi, ricapitolando, non si diventa ricchi scrivendo libri ma la soddisfazione che provate è qualcosa che non potrete mai capire, finché non vi troverete a scrivere un libro.

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