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Parliamo di startup, cosa si può imparare da Londra?

Startup cosa imparare da Londra?

La settimana scorsa sono stata in Italia e nonostante il poco tempo a disposizione, ho deciso di andare a trovare qualche amico e fare due chiacchiere, per non perdere tutti i contatti con il mondo del digitale e delle startup in Italia.
Anche se ormai vivo a Londra da più di due anni, infatti, considero comunque l’Italia il mio Paese e sono felice di vedere i progressi che stanno succedendo nel mondo digitale, meno felice di vedere le barriere che vengono costruite dalla burocrazia e dalle lobby parlamentari (esempio il caso Cocontest)
Ho anche avuto modo di fare qualche pensiero che mi piacerebbe condividere con voi, confrontando la la realtà che vivo ogni giorno e quella italiana.
(Ovviamente generalizzerò sulla base delle mie esperienze, quindi non sentitevi chiamati per forza in causa).

In cosa sono diverse le startup in Italia e a Londra?

Al di là delle skills, l’idea e la consistenza del progetto di una startup, ci sono delle competenze trasversali che fanno risultare i founder inglesi e internazionali a Londra con una marcia in più rispetto all’Italia.

Ad esempio, parliamo della velocità. Ho lavorato con alcuni progetti italiani e altri internazionali, amici creativi e startup early-stage che avevano bisogno di una consulenza con i social media e strategia di marketing.
Ci sono abissi enormi tra la motivazione, la velocità e la consistenza del progetto.
Qui a Londra il progetto nasce oggi, l’MVP viene avviato subito, e ha bisogno di risultati immediati da “ieri”.
In Italia, invece, il progetto viene avviato su carta, e solo quando il sito-web/app è perfetto va online. Potrebbero anche passare due anni, ma non importa.
Scusate, come non importa? La tecnologia cambia e migliora di giorno in giorno e voi volete sviluppare un progetto che sulla carta può anche funzionare senza sottoporlo ai vostri potenziali clienti da subito? Pensiamoci.
Credo inoltre che l’avvio effettivo sia importante per capire la consistenza del progetto ed evolverlo.
E penso sia molto facile evolverlo sulla carta. Ma nella pratica?

la consistenza del progetto di una startupAltra cosa, le competenze. Qui a Londra il mercato richiede competenze specifiche. Fare customer acquisition è diverso dal fatto di essere uno strategist, un SEO specialist, un social media content planner oppure un PR.  In Italia non solo impariamo che circa, più, o meno è sempre la stessa minestra, ma anche che non servono competenze specifiche. Tutti parlano tranquillamente di principi e valori di comunicazione. Ossia?
E’ come andare al supermercato e dire che hai fatto la spesa. Sì, ok, ma cosa hai comprato?
Sommiamo la mancanza di focus alla lentezza delle startup in Italia e la cosa diventa difficile da gestire.

Infine la motivazione. Si, perche’ non penso basti essere convinti di lavorare su un progetto grandioso “che non possiamo dire a nessuno altrimenti ci rubano l’idea“. Chi sono i nostri utenti? Che problema/bisogno volete colmare con il vostro prodotto/servizio?
Il network è fondamentale, così come la condivisione delle proprie idee con altre persone. (Il mio amico Jacopo in questo post esprime molto bene il concetto).
Scusa, cosa stai dicendo? Che il network che abbiamo qui a Londra con le startup non c’è in Italia? Createlo. Gli strumenti sono a disposizione di tutti, impariamo ad usarli per essere competitivi e vincenti.

reid-hoffman-valley-startups-mentality startup imparare da Londra Alessia Camera

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